Daniele Tamagni fotografa i “cool hunter” del XXI secolo: sapeurs e cholitas
Il termine “cool hunter” fa parte di quelle che potremmo definire: mitologie urbane. Si perchè il termine coniato dal lungimirante Malcom Gladwell nel 1997 e giunta fino a noi in Italia grazie al libro No logo (2001) di naomi Klein sta proprio a significare letteralmente la congiunzione di cool e hunter la cui somma dà appunto il termine cacciatore di tendenze.
Daniele Tamagni, già vincitore del CP Infinity Awards 2010 del II Prize arts&ent. al recente World Press Photo 2011 espone a Milano alla galleria Meriggi dal 7 aprile al 7 giugno gli scatti di coloro che potremmo definire i nuovi cool hunter del XXI secolo, in una mostra dal titolo indicativo: Estetica della trasformazione. Ma chi sono i soggetti in questione? Scopriamo subito che si tratta di due progetti distinti fra loro uno incentrato sulla figura dei “Sapeurs” The disappereance of Willy: A Bacongo Lord of Elegance e un altro che si focalizza sull’immagine di un determinato gruppo di donne boliviane, le Flyng Cholitas.
I primi, i Sapeurs, esistono da più di mezzo secolo. Derivano dal verbo francese “Saper” che sta a significare sapersi vestire, e la “Sape” è l’acronimo de “La Societé des Ambianceurs et des Personnes Élégantes” (società di persone eleganti che fanno ambiente). Nascono nella Repubblica del Congo, a Bakongo, nelle strade di Brazzaville e la loro leggenda parte dall’inizio del ‘900 precisamente nel 1922 quando Andrea Matsoua, arrivò in Francia con blazer a 3 bottoni e pantaloni bianchi.
Dapprima fu arrestato, poi tornò in patria vestito di tutto punto. Da qui la sua emulazione o meglio, l’emulazione dello stile glam non solo nel modo di vestire, sempre e solo griffato, ma soprattutto nei modi sociali tanto che sono spesso invitiati a pagamento a funerali e battesimi per dare lustro agli eventi. La “Sape” è “un’ispirazione divina”, è “l’arte di fare cantare i colori”, così recita il decalogo dei sapeurs, come anche il divieto di acostare più di tre colori, il saper parlare francese.
Come riconoscere un sapeur? Il sigaro è l’accessorio per eccelenza ma un vero sapeur ha altri tre accessori fondamentali: le scarpe che devono essere di vera pelle, la cravatta e le bretelle. Daniele Tamagni li ha immortalati nel suo libro Gentlemen of Bakongo ed in particolar modo ha fotografato Willy Covary, un sapeur giunto a Parigi dal Congo, il suo stile e soprattutto il suo abito rosa ha persino ispirato la collezione p/e dello stilista Paul Smith.
Lo stesso abito sarà esposto in mostra come simbolo dell’identità dei sapeurs. Il secondo progetto coinvolge invece le Fighting cholitas, donne boliviane della nuova borghesia aymara, che grazie al presidente boliviano Evo Morales è sempre più presente nel governo, la sera si trasformano. Diventano delle vere e proprie lottatrici di “lucha libre”, wrestling boliviano dove sono normalmente gli uomini a lottare sul ring.
Lo sport, molto popolare, negli ultimi anni stava subendo dei “cali d’auditel” quindi le donne hanno avuto l’idea, geniale, di salire con la loro pollera sul ring facendo risalire gli ascolti del gioco nazional-popolare. Le cholitas Fighting sono state persino illustrate in un episodio di ottobre 2008 della serie americana The Amazing Race diretto da Mariam Jobrani. Da novelli Oscar Wilde a lottatrici in gonnella Daniele Tamagni scopre così, è il caso di dire, i novelli cool hunter, ciò che davvero fa la differenza nel XXI secolo.
ERRATA CORRIGE: la mostra non è curata da Gaia Simonati ma dallo stesso Daniele Tamagni