“Hat-ology” a Milano: una mostra per ricordare Anna Piaggi
Un ricciolo tinto di blu, un eccentrico cappellino o un curioso ombrellino. Certo stiamo parlando di lei: l’inconfondibile Anna Piaggi.
Ironica, eclettica e con una profonda sensibilità estetica, un’icona del giornalismo di moda internazionale. Con le sue mise shocking ha lasciato un’impronta nel fashion system che non verrà dimenticata molto facilmente.
Inizia la sua carriera alla fine degli anni Cinquanta, lavorando per Mondadori nella segreteria di Grazia, dove rispondeva alla posta delle lettrici. Da subito viene notata per la qualità del suo lavoro. Poi alla Rizzoli, per Annabella, e agli inizi degli anni Sessanta arriva al mensile di moda Arianna, dove si avvicina al mondo della fotografia e dell’immagine. Qui nasce la vera Anna. In un momento storico convenzionale e conformista, in cui la moda seguiva regole e codici ben precisi, la donna dai curiosi cappellini fa scalpore.
Vive la moda in prima persona, le piace provocare con sberleffo. Si occupa di moda perché lo reputa un potente mezzo per esprimersi e lo fa con eccessiva intensità, così come era eccessiva in ogni sua immagine.
Musa dei più grandi stilisti del mondo, è stata d’ispirazione per personalità del mondo del fashion del calibro di Karl Lagerfeld, che le dedicò il volume Anna-cronique.
Precorritrice di stile, conia i concetti di “vintage” e “made in Italy” e inventa il ruolo editoriale del “direttore creativo”.
Non stupisce dunque che, a un anno dalla sua improvvisa scomparsa, le venga dedicata una mostra, che si terrà a partire dal 22 settembre, fino al 30 novembre, a Palazzo Morando.
L’evento organizzato dall’Associazione Culturale Anna Piaggi in collaborazione con la Camera Nazionale della Moda Italiana e il Comune di Milano, si prefigge lo scopo di valorizzare e far conoscere il lascito di Anna: produzione editoriale, collezione di abiti e accessori, foto e disegni.
“Hat-ology” è una mostra personale, in cui lo spettatore verrà guidato attraverso i cappelli scelti e indossati da Anna nel corso della sua vita, una sorta di binocolo attraverso cui comprendere l’intuito creativo della scrittrice.
Curatore della mostra Stephen Jones, creatore di alcuni dei cappelli più amati dalla Piaggi, la quale, conversando con lui, un giorno gli disse: “Il mio cappello è personale. E’ ciò che contiene l’anima, il feeling, la sensazione che fa andare avanti questo piccolo mondo. E’ un segreto e voglio che rimanga tale”.
Questo è solo uno dei numerosi progetti che l’Associazione ha in programma per ricordarla. Seguiranno infatti altre mostre, pubblicazioni di libri e cataloghi, che ci permetteranno di conoscere meglio il genio di questa eccentrica Signora.
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