Roberto Cavalli “scalpita” sul suo blog. Il sistema moda in Italia non esiste
Ogni benedetto anno , o meglio ad ogni stagione, assistiamo alle prove di forza tra le varie settimane della moda , New York, Londra, Milano e Parigi. Vicendevolmente si accusano di voler “rubare” giornate e giornalisti a quella che segue o precede. Esistono delle organizzazioni, degli enti, preposti a negoziare, programmare e difendere le fashion week nei rispettivi paesi. Per l’Italia c’è la Camera Nazionale della Moda, presieduta dal Cav. Boselli. Ad una settimana dall’Inizio delle sfilate milanesi per la presentazione delle collezioni donna primavera estate 2013, tutto dovrebbe essere deciso. Calendari, orari,eventi,inviti, prenotazioni di alberghi e aerei. Negli Stati Uniti, alla Fashion Week di New York , l’ultimo giorno sfilano due brand imperdibili : Ralph Lauren e Calvin Klein. Impossibile per noi giornalisti svolgere un buon reportage senza trattenerci fino all’ultimo giorno. E per chi segue la moda, lasciare New York con un giorno di anticipo significa farsi undici ore di volo , arrivare a Londra ed avere almeno il tempo di farsi una doccia e riposare, qualche ora, prima dell’inizio delle sfilate britanniche. Invece no, nessuno sconto, i due big Brand obbligano la stampa a trattenersi fino alla fine e a volare di notte, sbarcare in Europa e ricominciare subito senza sosta. Si chiama, fare gioco di squadra. Sarebbe semplice per uno o entrambi i marchi pretendere dalla IMG (la società che organizza la fashion week a New York) un giorno diverso, più centrale. Invece, compatti, seppur concorrenti, i due designer rimangono a presidiare l’ultimo giorno di sfilate. Stessa cosa dicasi per la Fédération Française de la Couture du Prêt-à-Porter des Couturiers et des Créateurs de Mode che a Parigi l’ultimo giorno di sfilate propone un calendario fitto con nomi del calibro di Louis Vuitton, Miu Miu e Elie Saab.
In Italia, non riusciamo a concordare un calendario che ottenga lo stesso risultato ( addirittura il 25 settembre con Parigi già iniziata, facciamo sfilare i designer russi Grinko e Basharatyan e i giovanissimi). Roberto Cavalli, su internet, si sfoga, dopo la decisione di spostare la data delle sfilate, anticipandola, presa all’ultimo momento da Giorgio Armani ( oggettivamente il brand più importante a sfilare a Milano). “La Camera della Moda Italiana oggi si occupa esclusivamente di stabilire date e orari delle sfilate, due volte l’anno. La maison Cavalli è socio della Camera della Moda da sempre. Armani, credo sia socio, ma ogni sua scelta è un ordine! Dolce e Gabbana non sono soci ma se ne fregano di tutto e tutti, fanno i loro interassi come se fosse l’unica Maison italiana. Altre case importanti sono di proprietà francese, e quindi, noi italiani come sempre stendiamo tappeti rossi agli stranieri! La Camera Nazionale della Moda Italiana favorisce quindi i grandi lasciando ai piccoli quello che resta!” scrive sul suo blog lo stilista toscano.
Lo sfogo è evidente, ma il problema è reale. Ormai la maggior parte dei “marchi” italiani , ma non solo, sono di proprietà francese (Gucci,Bulgari,Emilio Pucci,Fendi,Bottega Veneta,Sergio Rossi) e molti non sfilano più a Milano, ma preferiscono la ribalta di Parigi ( pensiamo a Valentino, Miu Miu, Alexander McQueen, Maison MArtin Margiela, Stella Mc Cartney o Vivienne Westwood).
“Per la presentazione della collezione estate 2013 la maison Cavalli, come sempre, chiude le sfilate milanesi insieme a Armani e quindi, la forza di due marchi importanti avrebbe obbligato i giornalisti a trattenersi a Milano e spostarsi a Parigi nella tarda serata del lunedì! Il grande Armani decide di organizzare un mega party la domenica e quindi anticipare di un giorno la propria sfilata fregandosene completamento delle altre Maison, pesci piccoli, alle quali si sarebbe sovrapposto e senza pensare che la sua mancata presenza nell’ultimo giorno delle sfilate avrebbe aiutato la decisione di molto giornalisti stranieri ad una partenza anticipata per Parigi.“ scrive Roberto Cavalli proseguendo sul blog ” Come al solito la Camera Nazionale della Moda se ne lava le mani, non può opporsi ai desideri del “Reuccio” Armani e quindi i problemi sono solo miei!”
Immediata la replica con un comunicato nelle caselle email di tutta la stampa accreditata. ” Il Consiglio Direttivo della Camera Nazionale della Moda Italiana avendo appreso le dichiarazioni di Roberto Cavalli ha deciso di non commentare le sue esternazioni relative al Calendario della prossima edizione di Milano Moda Donna. Contesta invece la dichiarazione: “La Camera della Moda Italiana oggi si occupa esclusivamente di stabilire date e orari delle sfilate, due volte l’anno”, che testimonia una ingenerosa misconoscenza dell’importantissima attività di rappresentanza istituzionale e di promozione della Moda Italiana svolta in Italia e all’estero ove la Camera ha la massima considerazione per serietà e affidabilità”.
Sarà come dice la Camera Nazionale , ma in un calendario dove più volte le sfilate si sovrappongono o sono fissate con 30 minuti di differenza tra loro, qualcosa proprio nel verso giusto non deve essere andata. Senza partigianeria per un brand o per un altro ci preme ricordare che dietro una maison come Roberto Cavalli, ci sono decine di aziende italianissime che lavorano con contratti anche di licensing. In questo senso lo “sfogo” di Cavallli che dice “La moda è un patrimonio dell’economia della nazione e deve essere salvaguardata e sostenuta da leggi adeguate e da un ente in grado di far valere le regole! Sono momenti non facili, occorre una maggiore collaborazione da chi promuove e organizza queste manifestazioni che devono aiutare a mantenere e sviluppare il fatturato delle aziende! Non cerchiamo di mangiarci come i pesci grandi mangiano i pesci piccoli. C’è spazio per tutti! E la nostra unione e collaborazione può essere l’unico mezzo per uscire da questa crisi che sta logorando il settore della MODA!” suona come un appello a fare “sistema”. Per ora non ci siamo ancora riusciti.
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